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mercoledรฌ, Novembre 30, 2022

Come capire il “grande gioco” del petrolio

La lotta epocale per il controllo del petrolio nella regione del Mar Caspio lungo una parentesi fuggevole che va dalla seconda met๏ฟฝ? dellโ€™800 al 2009. La ricostruzione dei primissimi accordi stretti dai baroni dellโ€™oro nero, da Robert e Ludvig Nobel a Zeynalabdin Tagiyev. Lโ€™intermediazione dei grandi affaristi, tra cui James Giffen, Viktor Kozeny e John Deuss. I boss delle compagnie petrolifere, come John Browne, infaticabile leader della British Petroleum, e il presidente della Chevron, Ken Derr. E ancora: la ricerca del potere degli autocrati locali, dal presidente dellโ€™Azerbaigian Heydar Aliyev al suo omologo kazako, Nursultan Nazarbayev, lโ€™ombra dei russi e le manovre degli americani. Cโ€™รจ questo e molto altro ne “Il petrolio e la gloria. La corsa al dominio e alle ricchezze della regione del Mar Caspio”, tomo scritto nel 2007 dal giornalista Steve LeVine e uscito in Italia nel 2009, edito da Il Sirente.

Quello di LeVine non รจ un volume fresco di stampa ma รจ un testo quanto mai attuale โ€“ e fondamentale โ€“ per capire il rebus dellโ€™energia in atto tra la Russia di Vladimir Putin, gli Stati Uniti di Joe Biden e lโ€™Unione europea. di nuovo perchรฉ lโ€™autore, corrispondente estero con esperienza pluridecennale, inviato in Unione Sovietica, Pakistan e Filippine, e firma, tra gli altri, di Wall Street Journal, New York Times, Washington Post e Financial Times, รจ stato in grado di offrire ai lettori un ibrido tra unโ€™inchiesta e un reportage storico che si legge, tutto dโ€™un fiato, come un romanzo.

Il grande spasso del petrolio

“Il petrolio e la gloria” racconta il grande spasso del petrolio allo identico modo di come Il Grande spasso di Peter Hopkirk rievocava la lotta tra inglesi e russi per il dominio dellโ€™Asia centrale. La location รจ piรน o meno la stessa, i protagonisti sono perรฒ ben piรน numerosi, mentre lโ€™obiettivo finale riguarda la conquista delle rotte petrolifere che, in un futuro non troppo lontano, avrebbero provocato guerre, scatenato crisi economiche e deciso le sorti di intere nazioni.

“Allโ€™inizio del diciannovesimo secolo, Baku era un insediamento di frontiera con lโ€™aspetto di un ducato medievale. Tra le sue mura vecchie di settecento anni, strette strade di ciottoli serpeggiavano lungo mercati allโ€™aperto pieni di attivit๏ฟฝ?, piccole case di fango e un minareto dal quale una principessa era saltata giรน morendo per sfuggire al padre incestuoso. Carretti di legno dal colore dellโ€™arcobaleno chiamati arbas, larghe carrozze montate su irregolari ruote alte sette piedi, trasportavano persone e beni attraverso il deserto circostante”. Inizia cosรฌ il primo capitolo del tomo, con un affresco minuzioso e ricco di fonti della Baku ottocentesca. Una citt๏ฟฝ? completamente diversa rispetto allโ€™avveniristica capitale odierna, tirata a lucido dai soldi provenienti dallโ€™industria petrolifera.

Se, come scrive LeVine, i primi petrolieri di Baku “semplicemente tiravano fuori le pale e scavavano, oppure usavano le mani nude, quando il petrolio era vicino alla superficie”, oggi lโ€™intero parte รจ regolamentato da accordi ben piรน complessi. Che, soprattutto in seguito al crollo dellโ€™Unione Sovietica, avvenuto nel 1991, hanno risentito della convergenza tra gli interessi economici delle grandi multinazionali del petrolio e gli interessi geopolitici delle potenze globali.

Studiare il passato per capire il presente

Non cโ€™รจ soltanto lโ€™Azerbaigian nelle 544 pagine del tomo di LeVine. Troviamo moltissimi altri protagonisti: il Turkmenistan e il Kazakhstan, stretti tra la voglia di voltare le spalle alla Russia e il timore di subire ritorsioni da Mosca, la Georgia, che come lโ€™Azerbaigian ha invece preferito cogliere al balzo lโ€™assist offerto dallโ€™Occidente e la Turchia, desiderosa di trasformarsi in un inedito hub energetico. Spicca tuttavia il confronto a distanza tra Washington e Mosca, con gli Stati Uniti desiderosi di ottenere lโ€™influenza su una regione ricca di petrolio e, al contempo, spodestare il Cremlino dal ruolo di principale venditore energetico dellโ€™Europa. E poi, accanto agli Stati e alle multinazionali, ci sono loro: gli affaristi del petrolio, variabili impazzite di un meccanismo miliardario.

Emblematica la vicenda che ha portato alla costruzione dellโ€™oleodotto Baku-Ceyhan. Grazie alla pressione statunitense, alla fine fu costruita unโ€™infrastruttura altamente strategica che consentรฌ di trasportare petrolio dal Mar Caspio al Mar Mediterraneo attraverso Azerbaigian, Armenia, Georgia e Turchia, consentendo allโ€™oro nero di bypassare il territorio russo, cosรฌ da far perdere a Mosca il suo ruolo chiave nel parte. Da quel momento in poi la sicurezza nazionale di Washington aveva iniziato a coincidere con il profitto di Big Oil.

Il resto รจ storia recente, con la guerra in Ucraina e la leva energetica controllata da Mosca, due temi non trattati dal testo ma che si stagliano sulle storie raccolte da LeVine. “Baku non era grande, ma essendo il principale snodo commerciale locale che collegava i mondi persiano, ottomano e russo, offriva notevoli opportunit๏ฟฝ? agli osservatori”. Le stesse di oggi, del resto.

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