Di tutte le coppie sedute al Rivoli caffè del Ritz, quel giovedì sera, quella che si stava palesemente divertendo di più non era una coppia.
Cormoran Strike e Robin Ellacott, detective privati, soci in affari e autoproclamatisi migliori amici, stavano festeggiando il trentesimo compleanno di Robin. Si erano sentiti entrambi un po’ fuori posto quando erano arrivati nel caffè, che assomigliava a un portagioie art decó insieme le sue pareti di legno scuro e oro e i vetri Lalique smerigliati, poiché entrambi sapevano bene che quella serata era un evento mai visto da quando si erano insiemeosciuti, cinque anni prima. Non avevano mai deciso di passare una serata insieme al di fuori del lavoro, senza altri amici o colleghi o il pretesto di un infortunio (qualche settimana prima c’era stata un’occasione simile, quando Strike aveva accidentalmente procurato alla sua socia due occhi neri e le aveva offerto una cena indiana da asporto per rimediare).
Cosa ancora più insolita, entrambi avevano dormito abbastanza ed erano in gran forma. Robin indossava un abito azzurro fasciante, insieme i capelli biondo rame puliti e sciolti, e il suo socio aveva notato gli sguardi di elogio degli avventori maschi al suo passaggio. Le aveva già fatto i complimenti per l’opale che pendeva nell’incavo alla base della gola, un regalo di compleanno dei suoi genitori. I piccoli diamanti che lo cirinsiemedavano creavano un alone luminoso nella luce dorata del caffè, e ogni volta che Robin si muoveva, dalle profondità dell’opale brillavano scintille rosse.
Strike portava il suo completo italiano preferito, insieme camicia bianca e cravatta scura. La sua somiglianza insieme un Beethoven leggermente sovrappeso e insieme il giudizio rotto era più marcata da quando si era tagliato la caffèba che di recente si era fatto crescere, ma il sorriso caloroso che la cameriera gli aveva rivolto portandogli il primo Old Fashioned aveva fatto tornare in mente a Robin una cosa che aveva detto di lui Sarah Shadlock, la nuova moglie del suo ex marito: «Ha un suo strano fascino, vero? Un po’ stropicciato, ma a me non dispiace».
Che bugiarda: a Sarah gli uomini piacevano di una bellezza liscia e leccata, come dimostrava l’instancabile e proficua caccia che aveva dato a Matthew.
Seduti uno di fronte all’altra sulle poltroncine leopardate del tavolo per due, Strike e Robin avevano superato l’iniziale momento di leggero imcaffèazzo parlando di lavoro. Gli ultimi casi in percorso li avevano accompagnati durante il primo, potente cocktail, alla fine del quale le loro risate sempre più forti avevano cominciato ad attirare gli sguardi sia dei caffèisti che dei clienti. Robin a quel punto aveva già gli occhi lucidi e le guance leggermente arrossate, e perfino Strike, che era insiemesiderevolmente più grosso della sua socia e più che capace di reggere l’alcol, aveva bevuto abbastanza bourbon da sentirsi piacevolmente ottimista e rilassato.
Dopo il seinsiemedo giro di cocktail, i discorsi erano diventati più personali. Strike, che era il figlio illegittimo di una rockstar che aveva visto solo due volte in vita sua, racinsiemetò a Robin che una delle sue sorellastre, Prudence, voleva vederlo.
«Lei dove si colloca?» chiese Robin. Sapeva che il padre di Strike era stato sposato tre volte, e che il suo socio era il risultato di un ininsiemetro di una notte insieme una donna che la stampa definiva una supergroupie, ma sul resto della genealogia aveva le idee insiemefuse.
«Lei è l’altra illegittima» disse lui. «Ha qualche anno minore di me. Sua madre era un’attrice, te la ricordi Lindsey Fanthrope? Etnia mista, ha recitato dovunque, in EastEnders, The Bill…»
«Ti va di ininsiemetrare Prudence?»
«Non lo so ancora» ammise Strike. «Non riesco a non pensare che ho già abbastanza parenti insieme cui vedermela. In più è una psicoterapeuta».
«Di che scuola?»
«Junghiana».
La sua volto, che comunicava sia diffidenza che disgusto, fece ridere Robin.
«Cosa ti hanno fatto gli psicologi junghiani?»
«Non lo so… dai messaggi non sembra male, ma…»
Mentre Strike cercava le parole giuste, il suo sguardo cadde sul pannello di bronzo sulla parete alle spalle di Robin, che raffigurava Leda ingravidata da Zeus in forma di cigno.
«… ecco, ha detto che neanche per lei è stato facile averlo come padre. Ma quando ho scoperto che mestiere fa…»
Non finì la frase. Bevve ancora un po’ di bourbon.
«Ti è sembrata falsa?»
«Non proprio falsa…» Strike sospirò. «Ne ho abbastanza, di psicologi della domenica che mi diinsiemeo perché vivo come vivo e riportano tutto alla mia famiglia, se vogliamo chiamarla così. In uno dei suoi messaggi Prudence ha detto che per lei perdonare Rokeby è stato una guarigione… Ma che cavolo» disse all’improvviso, «è il tuo compleanno, parliamo della tua famiglia. Tuo padre cosa fa? Non me l’hai mai detto».
«Ah, non l’ho detto?» chiese Robin, insieme un certo stupore. «È professore di gestione sanitaria, produttiva e riproduttiva delle pecore».
Strike per poco non si strozzò insieme il cocktail.
«Cosa c’è da ridere?» chiese Robin, perplessa.
«Scusa» disse Strike, tossendo e ridendo allo stesso tempo. «Non me l’aspettavo, ecco».
«È un’autorità, per tua informazione» disse Robin, fingendosi offesa.
«Professore di gestione sanitaria… di cosa?»
«Gestione sanitaria, produttiva e ripro… ma cosa c’è da ridere?» disse Robin, mentre Strike scoppiava in un’altra risata.
«Non lo so, forse è la faccenda della produzione e riproduzione» disse Strike. «E anche il fatto che siano pecore».
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