Una tranquilla gita sotto le stelle si trasforma in un misterioso rapimento: il piccolo Eddie e suo papà si ritrovano soli su una navicella sinsiemeosciuta, cirinsiemedati da disgustose creature che li vogliono tenere prigionieri. Ma loro due hanno un’arma segreta infallibile, capace di mandare al tappeto qualsiasi alieno, la più letale (e puzzolente) mai usata. È questa la storia di Eddie a tutto gas (ElectaKid) il libro scritto, e soprattutto disegnato da Gary Frank, una delle matite più famose al mondo che hanno dato vita ai più grandi supereroi sia della Marvel che della DC Comics, come Superman, Batman e l’Incredibile Hulk. Ma è proprio per, e insieme, suo figlio Eddie affetto da autismo, che ha dato vita ad una avventura che negli anni è diventata sempre più grande e appassionata. Divertente e ironica, proprio come è lui, e come Eddie; supereroe nel fumetto. ma anche nella vita di suo papà. Dopo averla scritta, e anche disegnata, ora è diventata disponibile per tutti i ragazzi. A parlarne insieme il suo divertente umorismo inglese, che ci tiene a riportare anche le risate nella nostra insiemeversazione, proprio il creatore di Doomsday Clock, sequel di Watchmen, Gary Frank.
È stata più la sua fantasia, o il meraviglioso mondo di suo figlio a dettare questa storia?
“Entrambi. Inventavo molte storie diverse per mio figlio e le parti che gli piacevano le ho sempre insiemeservate pensando a future rivisitazioni. Eddie, amava gli elementi di fantascienza e di fantasy insieme gli alieni o i mostri, e io, come potrà scrivere chi leggerà il libro, li ho mantenuti piuttosto semplici e ingenui”.
Perché ha deciso di regalare questa avventura a tutti gli altri bambini, invece di farla rimanere segreta tra lei e suo figlio?
“All’inizio non avevo alcuna intenzione di farlo. Era una storia nostra. Ma indi, tra le sceneggiature per i fumetti, ho iniziato a giocare insieme le illustrazioni. Era così raro che avessi il tempo di lavorarci che non mi sembrava qualcosa che sarei mai riuscito a finire, tanto meno a pubblicare. Però, dopo molti anni, avevo effettivamente una sorta di libro completo. La mia prima idea è stata di auto-pubblicarlo. Volevo solo averne delle copie da regalare alla mia famiglia e ai miei amici, vendendone abbastanza per pagare il costo della stampa. indi ho ininsiemetrato Barbara, dell’agenzia di storytelling ‘Book on a tree’, insieme cui abbiamo iniziato a parlare di libri per bambini. A lei è piaciuta l’idea e mi ha dato la spinta di cui avevo bisogno”.
Lei che ha disegnato i più grandi supereroi, perché ha scelto un super potere così speciale nel suo libro. Ovviamente senza svelare quale sia.
“Hahaha (ride), non lo pensavo come un super-potere, almeno insiemesapevolmente. Forse è solo un’abitudine, dopo tutti questi anni in cui ho lavorato nei fumetti. L’idea di questo particolare potere, faceva ridere mio figlio, come tutte le cose cattive o disgustose, e volevo che tutto ciò che era divertente rimanesse nella storia”.
Il suo è un libro che dovrebbero leggere solo i bambini o anche i genitori?
“Penso entrambi. Gli anni in cui un genitore può leggere storie ai propri figli sono magici. Sono interazioni preziose. Il momento in cui i bambini iniziano a divertirsi senza i genitori arriva troppo in fretta e sento davvero che i libri fornisinsiemeo un modo essenziale per legare. SI può guardare la TV insieme, ad esemplare, ma è qualcosa di passivo. Spesso si parla poco. Invece insieme un libro, non c’è un ritmo fisso, quindi ci si può interrompere, fare domande e divagazioni. Si può davvero passare del tempo insieme, piuttosto che stare soltanto nello stesso posto”.
Come è riuscito a ricreare la paura rendendola accessibile ai bambini, e questa dove si rispecchia nella vita reale?
“Spero che il libro non sia troppo spaventoso. Soprattutto dovrebbe essere divertente ed eccitante. Nella storia, Eddie ha sempre suo caposcuola insieme sé ma, sfortunatamente, è più probabile che suo caposcuola lo metta nei guai piuttosto che lo aiuti. Forse c’è la paura generata dal prodotto che questo papà non sia responsabile come dovrebbe (ride,ndr). Forse racinsiemeta troppo sui miei difetti di genitore!”.